Se questo fosse un gruppo di auto-aiuto e il meccanismo di conteggio dei giorni funzionasse al contrario, sottolineando i giorni in cui non è stato fatto qualcosa di positivo, allora mi alzerei in piedi e con la vergogna nel cuore direi: “Ciao a tutti. Sono 365 giorni che non leggo”.
Dicono che il primo passo verso il miglioramento sia l’accettazione del problema, ebbene, signore e signori, io ho un problema…o meglio, lo avevo. Nella mia recensione di Harry Potter e la pietra filosofale capirete come ho sconfitto il temibile blocco del lettore!
Terapia d’urto? Un romanzo contro il blocco del lettore
Alcuni sostengono con assoluta certezza che il blocco del lettore, micidiale quasi quanto quello dello scrittore, sia una pericolosa realtà; altri ritengono che dare un nome alla propria mancanza di forza di volontà non corrisponda a determinare scientificamente l’esistenza di una patologia. Che cosa c’è di difficile, in fondo, nel fare ciò che si ama? Quale enorme fatica porta gli appassionati della lettura ad accantonare un libro o a leggerlo di malavoglia? Non c’è altro modo di spiegare questa fenomenologia se non con una semplice mancanza di impegno.
Per molto tempo ho oscillato tra le due opinioni senza sapere quale dei due filoni di pensiero omaggiare della sacra corona della ragione, finché non mi sono trovata io stessa a dover affrontare questo tremendo morbo. Blocco del lettore. Io. Io che ho sempre divorato libri come le locuste hanno divorato i raccolti egizi durante le piaghe, approfittando persino delle pause al bagno per andare avanti con la lettura! Non era più così. Tutto sembrava ormai essere cambiato, qualunque altro passatempo aveva la meglio sui libri.
Il lavoro mi assorbiva completamente e quando la sua noiosa morsa mi concedeva un attimo di tregua, ecco risuonare dal mobiletto della tv il seducente richiamo del joystick, pari a quello di un maschio d’alce in amore.
Finché un giorno non ho deciso di prendere la situazione di petto (viste le mie misure, è una cosa tristemente solo figurata). Basta con i piagnistei e avanti con la forza di volontà! Se erano i libri che leggevo il problema, sarebbe bastato cambiare libri, se il bradipo annoiato e svogliato ero io, allora era da me che dovevo partire per una sorta di rinascita intellettuale (sì, vabbè, mo’ non esageriamo).
L’occasione per affrontare il dubbio amletico (“leggere o non leggere, questo è…to’ guarda, una nuova serie su Netflix!”) mi si è presentata un giorno apparentemente qualsiasi, ma che in realtà portava con sé un evento. Un compleanno molto particolare, per l’esattezza.
Era il 1997. Dopo una gestazione durata anni, nato dalla penna di una “Signora Nessuno”, ha visto finalmente la luce un personaggio magrolino e sfigatello destinato a entrare nell’immaginario collettivo, ad affascinare milioni di bambini e ragazzi in tutto il mondo. Un fenomeno mondiale, tutt’ora in corso e che probabilmente non morirà mai.
Grazie, Zia Jo!
La “Signora Nessuno” in questione è J. K. Rowling e il personaggio è chiaramente Harry Potter. Ho definito così la Rowling non per mancanza di rispetto o per invidia. Au contraire, è ormai molto nota quella sorta di fascinosa leggenda secondo la quale la nascita di Harry Potter e la pietra filosofale, primo libro della celeberrima saga fantasy, sia nato quasi per caso sui tavolini appiccicosi di un pub inglese, da parte di una penna acerba. Che si tratti di dicerie o di verità, Johanne Rowling si è fatta da sola e da sconosciuta impiegata britannica è divenuta una delle donne più potenti del mondo. Non male eh?
Non era mai stata pubblicata prima di allora, nonostante avesse provato più volte a farsi notare con lo pseudonimo maschile (del tipo “Come sopravvivere in una realtà misogina”) di Robert Galbraith, e ha rischiato di non riuscirci nemmeno con Harry Potter, ma c’era senza dubbio qualcosa in lei e nella sua opera che ha fatto breccia nell’interesse di alcuni editori.
Se dunque ero alla ricerca di qualcosa che stimolasse il mio interesse, mi ero imbattuta nel romanzo giusto. Il mio blocco del lettore voleva a tutti i costi nutrirsi di un libro da me tanto amato durante l’infanzia, ma non aveva fatto i conti con la natura stessa di quel romanzo, svelata da una rilettura avvenuta circa vent’anni dopo. Una natura strabiliante che dopo mesi di nulla emotivo mi ha permesso di sentire qualcosa.
Harry Potter e la pietra filosofale non è un libro per bambini. O meglio, non è solamente un libro per bambini. Harry Potter, dal primo all’ultimo volume, è una saga che ha colpito un target variegato ed enorme, dai bimbi delle elementari (quella che io ero quando l’ho sfogliato la prima volta) agli adulti.
Ecco la mia recensione di Harry Potter e la pietra filosofale!
Recensione Harry Potter e la pietra filosofale
Avvertenze: Cerco sempre di evitare spoiler. Qualche allusione velata però la faccio.
Trama
Una notte in apparenza uguale alle altre, nella piccola città di Little Whinging succede qualcosa di insolito per un ambiente tanto per bene e tranquillo. All’uscio di un’elegante abitazione al numero 4 di Privet Drive viene depositato un fagottino nel quale dorme beato un neonato. Sembra impossibile pensare che quel frugoletto sia appena sopravvissuto all’attacco di un potentissimo mago malvagio, che ha ucciso i suoi genitori lasciandolo orfano, ma che ha risentito del suo stesso incantesimo di morte. Una volta scagliato, questo si è infatti ritorto contro di lui senza spiegazione, annientandolo.
Il piccolo Harry Potter è riuscito in quello che nessuno, prima di allora, è stato in grado di fare e per questo è già famoso nel mondo dei maghi.
Di questo però Harry non sa nulla perché i Dursley, gli zii dai quali è stato lasciato, lo crescono tenendolo strenuamente lontano dal mondo dal quale proviene, trattandolo come un peso che si sono dovuti accollare contro voglia. Fino a che, nel giorno del suo undicesimo compleanno, Harry non riceve una lettera (anzi, migliaia) che lo invita a prepararsi per il suo primo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
A nulla servono le proteste dei Dursley, contrari a quelle assurdità magiche: il giovane Potter si troverà catapultato non solo in un mondo sconosciuto, fatto di maghi, streghe e creature magiche mai viste, ma anche in situazioni pericolose che lo condurranno a fronteggiare una minaccia che si credeva ormai estinta.
Ancora più di tutte le lezioni di stregoneria, Harry apprende la più importante di tutte: la magia più grande non deriva dai colpi di bacchetta, ma dalla vicinanza degli amici. Una secchiona dai capelli arruffati tutta “furbizia e tanti libri” e ragazzino pigro dai capelli rossi e le lentiggini. Tre improbabili eroi molto più forti di quanto avrebbero mai pensato.
Recensione di Harry Potter e la Pietra Filosofale
Avevo circa sei o sette anni. Un’amica di mia madre, che allora lavorava come maestra elementare, decise di regalarmi un libro di cui, a detta sua, molti parlavano con entusiasmo. Sono anni che non vedo quella donna, ma considero questo libro uno dei regali più importanti che mi siano mai stati fatti.
Non esagero nel dire che Harry Potter e la pietra filosofale mi ha cambiato la vita, sembra dunque strano sentirmi confessare che all’inizio nemmeno mi piaceva! Mi era parso troppo strano e con illustrazioni che a quel tempo non rientravano nel mio gusto infantile. Ma poi, sforzandomi un po’ nel proseguire la lettura, l’ho amato profondamente e non sono più stata capace di staccarmi dal mondo meraviglioso, affascinante e spesso pericoloso creato dalla “zia Jo”.
Rileggere a distanza di tanto tempo un libro così amato è stato un rischio. Con uno spirito adulto La pietra filosofale avrebbe potuto sembrarmi troppo infantile, scritto in modo troppo semplice rispetto a ciò a cui ormai ero abituata e magari un po’ noioso (sapendo benissimo come sarebbe andato a finire), invece si è rivelato un piacere inaspettato.
Da un punto di vista prettamente formale, la prima cosa che salta all’occhio è uno stile semplice, pulito, ordinato e chiaro, ma al tempo stesso dalla patina fantasiosa. Ben si accorda con un target variegato perché rappresentato da un linguaggio immediato ed essenziale che dovrebbe essere tipico di un libro per bambini, privo però di immaturità. Per questo è un tipo di scrittura che può piacere (e in effetti piace) anche agli adulti. Ciò che dello stile mi ha un po’ disturbato è stata la velocità con cui alcuni eventi si sono svolti e sono stati descritti. Ci sono avvenimenti che ricordavo molto più lunghi e complessi e che al contrario si sono risolti in poche righe! Questo dipende forse proprio da un’impostazione da “libro per bambini e ragazzi”, che mira a non dilungarsi troppo. Se ho comunque un ricordo piuttosto elaborato di quelle scene, vuol dire che la loro brevità non mi ha impedito di viverle a fondo.
Ancora più rappresentativo dello stile narrativo, è il modo in cui J. K. Rowling crea il mondo di Harry Potter e gli dà vita, costruendo l’intreccio con precisione e catturando il lettore fin dalle primissime righe.
Già nel primo capitolo è chiaro che la Rowling è in grado di creare una realtà apparentemente normale, ordinaria, borghese, sintetizzata dai giardinetti tutti uguali di Little Whinging, per poi inserirvi uno specifico elemento di disturbo. Percependolo, il lettore sente che l’avventura promessa dalla trama è in arrivo, basta solo avere pazienza. E comincia a scalpitare, come ho fatto io a sette anni e durante la rilettura, malgrado sapessi (o forse proprio perché sapevo?) cosa sarebbe successo.
In questa recensione di Harry Potter e la pietra filosofale non può mancare un appunto sulla magia! Ritengo che l’autrice abbia affrontato questo tema ormai trito e ritrito (ricordate le fiabe, no? E i film della Disney, con tanto di principesse, mele avvelenate, scarpette di cristallo e Salagadula Magicabula?) in modo magistrale, senza renderlo banale o “stucchevole”. J. K. Rowling prende ciò che caratterizza il nostro mondo, i trasporti, l’istruzione, la politica, l’economia, gli oggetti rappresentativi e stravolge la loro normalità creando qualcosa di divertente, buffo e al tempo stesso geniale, il corrispettivo magico di quello che noi consideriamo “umano”. Una volta che Harry, così abituato al triste e grigio mondo che ha conosciuto assieme agli zii, entra a far parte della realtà che gli appartiene, ossia quella magica, rimane sconvolto dalle meraviglie in cui si imbatte, ma nessuno si aspetta che lui lo sia.
Il mondo della magia potteriana dà quasi per scontato che tutti già sappiano come funziona la stregoneria (per quanto possa sembrare assurda in alcuni suoi aspetti) e che ritengano ovvi i suoi meccanismi e questo è proprio ciò che rende la magia qualcosa di facilmente comprensibile e divertente, per bambini e adulti. È una distorsione e rivisitazione della realtà che noi conosciamo ed è ovviamente normale per i maghi che la vivono tutti i giorni.
Al centro della bellezza intramontabile di Harry Potter e la pietra filosofale (così come di tutti i volumi della serie) c’è però qualcosa che esula dallo stile e dalla fantasia creatrice della Rowling.
Siamo di fronte a una fiaba dei giorni nostri e come ogni fiaba che si rispetti, anche questa cela un significato attuale ed esistenziale che l’autrice ha portato avanti per anni (e sette libri).
Così come Cappuccetto Rosso ha insegnato ai bambini a non fidarsi degli sconosciuti, Harry Potter e la pietra filosofale getta le basi per un insegnamento che accompagna i bambini fino all’età adulta, rendendo infatti questo romanzo perfetto anche per i grandi.
J. K. Rowling non illude nessuno. Nel mondo da lei creato la magia esiste e può fare grandi cose. Si presenta in manifestazioni strabilianti, con maghi e streghe che lanciano incantesimi grazie a bacchette magiche (ricordate, è la bacchetta a scegliere il mago, non viceversa), che cavalcano manici di scopa velocissimi e che depositano i risparmi in banche gestite da folletti inquietanti, ma si mostra per quella che è: costantemente minacciata dal male.
Un personaggio solitamente goffo e buffo, Rubeus Hagrid, ha detto molto saggiamente: “non tutti i maghi sono buoni…”
Per concludere questa recensione, Harry Potter e la pietra filosofale è un libro adatto ai bambini proprio perché non mente sul male che dovranno affrontare crescendo, nel loro piccolo. Non mente sull’esistenza di forze negative, dell’odio, della discriminazione, del bullismo, della violenza e della brama di potere soddisfatta a scapito degli innocenti. Non mente mai, ma impartisce una lezione di vita e fornisce una chiave di lettura importante per poter ridimensionare queste brutture e la paura di un mondo potenzialmente tanto oscuro.
Il male c’è, ma il coraggio, la correttezza, l’intelligenza e la vicinanza di amici leali e sinceri può fare la differenza in una realtà immaginaria o reale che sia.
J. K. Rowling ha creato questo. Solo una saga letteraria per bambini e adolescenti? No, una storia intensa, avvincente e commovente capace di insegnare molto e crescere assieme a chi la legge.
Così com’è cresciuta con me. Per 20 anni.
Voto Harry Potter e la pietra filosofale:
5 pescetti su 5
Consigliato a chi:
Ama la magia, non ha paura della Foresta Proibita, vuole scoprire cos’è il Quidditch e un boccino d’oro, vuole leggere una moderna fiaba di coraggio, amicizia e onestà, vuole crescere con una saga meravigliosa fin dal primo romanzo.
Sconsigliato a chi:
Pensa che le storie fantasy siano solo “scemenze da nerd”, non crede al valore simbolico e metaforico della magia, vuole una lettura complessa e pesante, ha paura di volare, fa parte o ha fatto parte dell’Inquisizione, odia i rospi.
Due paroline ancora: Sono diverse le edizioni in cui questo libro è stato pubblicato. Le modifiche più consistenti riguardano il nome delle casate in cui tutti gli studenti di Hogwarts vengono smistati al primo anno. Per nulla togliere alle altre traduzioni, ma abituata come sono alle mie edizioni del cuore e alla traduzione dei film, mi considero una fedelissima di Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero e non posso proprio sentire cose come Tassofrasso e Pecoranera.
Onestamente, capisco la migliore assonanza con il nome originale inglese Hufflepuff, ma Tassofrasso…ma che è? “Benvenuti alla casa di riposo per anziani Tassofrasso, un ambiente caldo, accogliente e rilassante dove gli ospiti possono…”.
No. Nun se po’ senti’.
E ora tocca a voi, miei cari. Come vi siete avvicinati per la prima volta al mondo di Harry Potter? State anche voi, come me, aspettando con ansia la letterina per Hogwarts (senza alcuna speranza)? Vi è piaciuto il primo libro della saga? Dai, dai, dai, non fatevi pregare e raccontatemi tutto!
In attesa delle vostre esperienze e della rilettura di Harry Potter e la camera dei segreti…a presto!