Quando ero giovane (ecco che comincio a parlare come mia nonna) Hello Kitty non era solo una tendenza, ma una vera e propria ossessione. Il suo grosso faccione bianco era praticamente ovunque. In TV, sulle magliette, sulle mutande, persino sugli assorbenti. Giuro che quando ero al liceo ho anche visto il tettuccio di una Mini decorato a tema Hello Kitty, di un rosa tenue e con tanti fiorellini.
Mi dispiace per i fan (esistete ancora? Ehilà?), ma non sono mai stata in grado di apprezzare quella gattina, il suo fiocchetto rosso e tutto quel rosa (detto da un’amante di My Little Pony sembra una presa in giro). La mia irritazione trovava attimi di pausa solo durante la visione de Il Villaggio di Hello Kitty, ai tempi in cui Rai4 era una novità e quindi tutto quello che veniva trasmesso aveva un fascino incredibile.
A quei tempi non era insolito trovarmi sul divano a guardare le avventure di personaggi di plastilina e canticchiare senza scopo la sigla: Hello Kitty vive quaggiù, fiocco rosso e naso all’insù, nel villaggio vieni anche tu VIENI ANCHE TUUU.
Ma ecco, la mia accettazione di Ciao Micia finiva lì. Ecco perché Aggretsuko è la serie animata perfetta per me.
Poco sotto la mia recensione di Aggretsuko!
Recensione di Aggretsuko: l’anima metal di un piccolo panda rosso
Avvertenze: Cerco sempre di evitare spoiler. Qualche allusione velata però la faccio.
Trama
Retsuko è un’impiegata modello in un’azienda commerciale nella quale si occupa di contabilità. Nonostante l’impegno, il lavoro non la gratifica affatto e la vita è dura: il capo è un maschilista che la sovraccarica di lavoro, lo stipendio non è un granché e le spese sono tante. Per Retsuko ribellarsi è impensabile. La sua natura pacata e remissiva la porta ad accettare sempre la volontà degli altri e non far udire la propria voce, tranne quando impugna un microfono.
Amante del canto, nell’intimità di un bagno, dietro le porte di un locale per il karaoke o anche solamente nella sua mente, le basta intonare una canzone per sentirsi finalmente libera. La hit di un Idol giapponese? Una melodia in linea con il suo aspetto kawaii? No. Heavy Metal!
Così, tra quotidiani soprusi e flebili tentativi di riscossa, Retsuko impara ad affrontare le proprie paure e le mille paranoie che la rendono incredibilmente vicina a tutti noi.
Recensione di Aggretsuko
Dopo essere andata in onda a partire dal 2016 come anime di cento episodi, la serie è stata riproposta al pubblico grazie a un remake da parte di Netflix. Grazie a questa piattaforma universalmente nota, questo interessante prodotto d’animazione giapponese è saltato agli occhi anche di coloro che non bazzicano molto il mondo degli anime, conquistandoli.
A prima vista, Aggretsuko sembra testimoniare con forza la propria opposizione a Hello Kitty, ma l’adorabile panda rosso protagonista della prima serie ha in comune con la famosa gattina più di quanto si possa immaginare a partire proprio dalla stessa casa di produzione: la Sanrio.
Sembra quasi che la Sanrio, dopo aver conquistato il mondo (e avergli fracassato anche un po’ le scatole) con Hello Kitty, abbia deciso di creare un prodotto innovativo per gli stessi fan e per coloro che non erano stati raggiunti dal fenomeno, un prodotto che a prima vista mantiene le stesse caratteristiche kawaii della vecchia serie animata (strizzando così l’occhio agli appassionati), ma che poi rivela i suoi tratti ironicamente rivoluzionari.
Nel corso dei dieci episodi non è sempre stato facile per me mantenere l’attenzione, nonostante la loro brevità. A volte gli eventi sono del tutto inconsistenti e in alcuni punti si percepisce una certa lentezza, ma superati questi piccoli difetti una volta terminata la visione si ha l’impressione di aver assistito a qualcosa di particolare, che non poteva essere perso. Ecco perché questa recensione di Aggretsuko risulta piuttosto positiva.
Innanzitutto questo titolo Netflix è tutto fuorché un cartone animato per bambini, nonostante le premesse. Siamo in un mondo composto da animali dai comportamenti umani, vestiti di tutto punto e parlanti. Lo stile di disegno giapponese li rende pucciosissimi (e lo sono davvero) ma non c’è buonismo o grandi ideali per cui lottare. Niente più ragazzine alla presa con la vita scolastica o con i primi batticuori, lo scenario è caratterizzato dal duro ambiente lavorativo e dai crucci della vita vera. Grazie a questa particolare ambientazione anche il target di riferimento varia e comincia a includere quasi esclusivamente gli adulti e i giovani adulti che si trovano personalmente alle prese con questi problemi o con simili grattacapi.
L’immedesimazione nella protagonista, la panda rossa Retsuko, scatta in modo piuttosto immediato, grazie anche al suo particolare carattere e alle sue infinite paturnie. Tediata ogni giorno dai soprusi di capi arroganti (uno particolarmente maschilista e non a caso è un maiale) e infastidita da colleghi lecchini e spettegoloni, Retsuko si arma di infinita pazienza. Ma la sua paciosa accettazione non è una questione di irrealistico buonismo, già visto più volte in serie animate come la sopracitata Hello Kitty. La sua è mera rassegnazione a un ambiente lavorativo piuttosto ostile che si estende poi anche alla vita personale.
Con un affitto da pagare, Retsuko non può permettersi grandi svaghi, non può uscire spesso con amici o con i pochi colleghi con cui va d’accordo, si preoccupa di ogni Yen speso, ma al tempo stesso non è capace di dire di no a chi le chiede un favore. La sua costante ansia le fa avere mille paranoie: “sarà maleducazione entrare in un negozio senza comprare nulla? Forse dovrei prendere dei calzini…” “Qual’è la cifra migliore per un regalo di matrimonio? Farò come fanno tutti, così non sfiguro” “Dovrei sposarmi anche io…così potrei fare la casalinga e lasciare questo lavoro…”.
Tante piccole fisse che rendono questa tenera pandina molto simile a tutti noi, in un modo molto più profondo e significativo di quanto appaia. Le analogie dipingono un ritratto preciso e attuale dei giovani di tutto il mondo, che studiano e si rimboccano le maniche per raggiungere i propri obiettivi e si trovano presto a dover fare i conti con una realtà ben diversa, in cui lo stipendio conta di più dei sogni, la stabilità ha più valore della felicità e la dignità personale può essere messa in secondo piano.
Retsuko non ha alcun interesse a ribellarsi, si limita a incassare colpi e solo quando è davvero al limite fa quello che nessuno si aspetterebbe da lei. Entra in un locale per il karaoke, impugna il microfono, fa un sospiro profondo e con quegli occhietti neri tenerissimi…Sgruaaaarrrgh!!!! Ci va giù pesante di Metal, con tanto di growl frulla-trachea.
È proprio con questa immagine, emblema dell’unione tra Hello Kitty e le bestie di Satana, che Aggretsuko (o Aggressive Retsuko) conquista il suo pubblico, un pubblico che sì, potrebbe anche essere ancora appassionato di micetti carini e innocenti, ma che desidera un po’ di realismo nei prodotti che guarda, anche se si tratta di cartoni animati.
In tutto il suo ironico ribaltamento dei prodotti a cui siamo da anni abituati, Aggretsuko compie un passo in più, fornendo anche una piccola morale. Imparando sempre di più a conoscersi e a compiere piccoli passi verso un riscatto personale sul lavoro e nella vita, la protagonista di questa serie non vuole far passare il concetto che la scelta migliore sia una grande rivoluzione esistenziale, solo mostrare che ognuno può imparare a uscire dalla comfort zone e a superare limiti mentali che credeva invalicabili.
Se tutto questo fosse stato raccontato in qualche episodio in meno, la serie sarebbe stata praticamente perfetta e la mia recensione di Aggretsuko avrebbe avuto un voto un po’ più generoso. Alle lunghe, ahimè, annoia un po’ o perde un po’ di brio, ma ciò non significa che non sia un prodotto apprezzabile, da gustare dall’inizio alla fine.
Voto Aggretsuko
3 pescetti su 5
Consigliato a chi:
è cresciuto con Hello Kitty ma vuole qualcosa di nuovo; adora il kawaii; non sopporta più il proprio capo; apprezza un growl ben fatto; desidera una piccola ventata di coraggio.
Sconsigliato a chi:
non crede nelle tecniche di rilassamento estreme; odia qualunque cosa sia pucciosa; è convinto che tutti i cartoni animati siano infantili; non vuole proprio sentir parlare di uffici e pratiche oltre l’orario lavorativo.
Siete d’accordo con la mia recensione di Aggretsuko? Parliamone nei commenti! 🙂