Ormai devo dire di essermi appassionata alle cose dai confini sfumati, soprattutto quando mi siedo sull’amato divano e mi guardo qualche bella serie tv. Non mi piacciono le commedie che fanno solo ridere, né gli horror che fanno solo paura, non amo un film d’azione che mi sottopone a tensione per due ore e così via. Ho bisogno di sfumature, un po’ di tensione e commozione in storie tranquille e un filo di dolcezza nei prodotti più tosti. La vita è così, in fondo.Fleabag è stato un titolo estremamente soddisfacente, da questo punto di vista. Presentato da Amazon Prime come una semplice comedy, in realtà ha dimostrato di avere grande carattere, una protagonista complessa e istanti di drama personale e familiare davvero apprezzabili. Ed è così che qualcosa che sembrava semplicemente uno po’ stupidino, si è rivelato un prodotto sfaccettato e interessante, sicuramente da vedere prima o poi.
Avvertenze: Cerco sempre di evitare spoiler. Qualche allusione velata però la faccio.
Trama
Fleabag (“sacco di pulci”) è una giovane donna che gestisce una caffetteria che non decolla, aperta tempo prima con la migliore amica. Dopo la morte di quest’ultima le cose si sono fatte sempre più difficili per Fleabag, che oltre ad avere problemi di soldi, si trova spesso coinvolta in relazioni sessuali disfunzionali. Come se non bastasse deve gestire una famiglia complicata che non la capisce e che la considera un disastro su due gambe.
Recensione
Protagonista e modo di raccontare sono i due enormi punti di forza di questa serie tv britannica, ideata nel 2016 da niente meno che Phoebe Waller-Bridge, l’attrice che interpreta Fleabag. La scelta fatta dalla Waller-Bridge di scrivere e recitare il proprio show non è una decisione da poco e credo che contribuisca a rendere grande questa serie. La conoscenza profonda che l’autrice ha del proprio personaggio le permette anche di interpretarlo alla perfezione e di donarci, puntata dopo puntata, una performance magistrale. Il fatto inoltre che Phoebe Waller-Bridge sia una comica di un certo spessore, non guasta affatto e si sente profondamente in ogni scena, nella sua gestualità, nelle sue espressioni facciali e nel modo spontaneo in cui riesce a coinvolgere il pubblico.
Che il personaggio principale sia un tipetto particolare e molto interessante lo si capisce subito, non solo dai suoi atteggiamenti irriverenti e dalle scelte di vita apparentemente sempre sbagliate, ma anche dal fatto che il suo nome non viene mai menzionato, tanto che viene identificata con il nomignolo di “Fleabag”. Anche molti altri personaggi non vengono nominati, tranne alcuni. Questo ci immerge ancora di più nella psicologia della protagonista, che vive la propria vita attraverso un filtro personale, catalogando il mondo con delle etichette e dei soprannomi, anche per i membri della propria famiglia. Inoltre denota fin da subito che tipo di personaggio stiamo osservando. Fleabag è una donna distrutta, che si porta bene addosso il nome con cui viene identificata, che significa “sacco di pulci” e quindi, per estensione, che caratterizza una figura disastrata. La protagonista è un’antieroina che non sa resistere alle tentazioni, soprattutto sessuali, ben lontana dall’archetipo della donna virtuosa. Le poche cose stabili nella sua vita sembrano non interessarle: ha un ragazzo che continua a lasciare, ma che puntualmente la perdona e torna da lei; ha un rapporto di amore e odio con sua sorella e con il resto della famiglia; non è in grado di vedere l’essere maschile come un suo pari, ma lo considera soprattutto come qualcosa di potenzialmente interessante da portarsi a letto, più per mancanza di rispetto per se stessa che per l’altro. È lei che, avventura dopo avventura scivola sempre di più verso il baratro.
Una situazione simile denota senza dubbio un problema, anche piuttosto grave da parte di Fleabag, che però ce lo mostra con leggerezza e grande spontaneità, merito anche dell’interpretazione di Phoebe Waller-Bridge che fa qualcosa di inaspettato e fin dalla prima puntata, sbam! Sfonda la quarta parete con la forza di un carrarmato e ritaglia un istante di intimità tra lei e lo spettatore, per confessare verità, fare indiscrezioni, prendere in giro gli altri personaggi, con una naturalezza che per me ha rappresentato la vera chiave comica dell’intera serie. Perché la sua vita è risibile, ha incontri assurdi, frequenta uomini davvero discutibili, le scelte che compie devono essere affrontate con un sorriso, altrimenti si rischia di trasformare il riso in disperazione.
Ma dietro a questa patina di ilarità e intensa autoironia, c’è un personaggio fragile, che ha commesso molti errori e che è talmente rassegnato da non voler porre rimedio a essi. Un personaggio che ha bisogno di aiuto e non sa dove chiederlo, perché ovunque si giri incontra disapprovazione e incapacità di comprendere. È la componente drammatica di fondo, che si intreccia a quella comica, a sciogliere i cliché della donna fragile e apparentemente insensibile, degli uomini che sono tutti senza cervello e il tema già affrontato della dissolutezza sessuale. Quelli che sembrano punti da leggere in chiave comica si trasformano in un problema serio, dalla forte carica emotiva e drammatica. Anche i costanti riferimento al sesso, che di solito non fanno altro che annoiarmi e farmi storcere il naso (soprattutto se fine a se stessi e portati avanti con la voglia di scioccare e di mantenere un tono volgare), in questo prodotto sono ben motivati e contribuiscono a costruire contesto e caratterizzazione della protagonista. Il sesso non è solo un veicolo di risata, ma un vero e proprio protagonista da conoscere e analizzare.
Fleabag è una serie tv che tramite momenti davvero esilaranti convince gli spettatori a ridere dei suoi personaggi e delle situazioni che si vanno a creare nella frenetica vita londinese, fatta di problemi economici e di drammi personali, ma al tempo stesso lo costringe a riflettere e ad andare oltre all’istante di comicità e vedere molto di più. Mi è sembrata una sorta di simbolo dell’infelicità delle persone dietro alla facciata che portano avanti e la dimostrazione che anche l’apparente messa in ridicolo di se stessi può denotare una forma di tremenda autodistruzione.
Voto: 4 pescetti su 5
Consigliato a chi: vuole sapere se Harry tornerà a prendere il dinosauro; preferisce mescolare una risata a una riflessione commovente; vuole vedere le faccette divertenti di Phoebe Waller-Bridge; è ansioso di scoprire come andrà a finire con la statuetta.
Sconsigliato a chi: vuole una storia che è solo leggerezza comica; è troppo puritano; ama i confini netti tra i generi; odia i porcellini d’India.