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In Verbis Virtus: ossia le avventure di una lontra che strilla

Ho già parlato di coinvolgimento nei videogame in altri miei articoli dedicati alle avventure grafiche a scelta, e mi ritrovo a discuterne oggi in occasione di una recensione che volevo fare da tanto.

In Verbis Virtus mi ingolosiva già ai tempi dei primi (scarsi) gameplay presenti sul Tubo, ma mi ero messa l’anima in pace all’idea che il mio PC scassone non potesse sostenerlo. È stata la Significant Otter a dirmi di averlo acquistato già da anni e a metterlo a disposizione delle mie curiose zampette di lontra gamer. Santa Subito.


Il fascino di questo gioco del 2014, ideato dalla casa di sviluppo italiana Indomitus Games, è tutt’altro che scontato e sebbene l’innovazione nel panorama videoludico fino a oggi sia stata enorme, di prodotti di questo tipo ne ho visti pochi. In Verbis Virtus è un titolo fantasy che permette al giocatore di lanciare incantesimi tramite comandi vocali.
Per una come me, che il pomeriggio guardava Streghe e si imparava a memoria le formule magiche, questo gioco corrisponde a una specie di sogno nel cassetto. L’ho provato, ho sbroccato, ho strillato incantesimi come un’ossessa e mi sono divertita un mondo.

Trama

La trama è molto semplice. Ci troviamo a interpretare lo studioso di un’antica lingua, il Maha’ki e per un motivo o per l’altro ci troviamo svenuti in un deserto sconosciuto. Dopo esserci ripigliati e aver vagato un po’ a vuoto, entriamo in un tempio scavato nella roccia. Da quel momento ha inizio la nostra esplorazione, alla ricerca di arcane formule magiche e della verità che si cela attorno a quel mistico edificio.

Recensione

Pensare che questo titolo è il risultato di un progetto scolastico da parte di un gruppo di studenti, mi ha abbastanza fatto sentire una cacca. Quando andavo a scuola io i miei progetti più elaborati erano i collage fatti con i legumi e l’ovatta, la coltivazione dei fagioli (che inevitabilmente marcivano e puzzavano) o qualche lavoretto di decoupage nelle ore d’arte, mentre questi ragazzi sono stati in grado di creare qualcosa non solo di innovativo, ma anche meraviglioso dal punto di vista estetico. Non so esattamente a quanto labor limae sia stato sottoposto il prodotto dopo l’esperimento, ma sta di fatto che siamo di fronte a un titolo davvero interessante, che ha portato una ventati di novità nel settore.

La prima cosa che salta subito all’occhio è l’incredibile progettazione architettonica che sta alla base del gioco e che sembra in qualche modo essere la protagonista della nostra avventura. Si passa da luoghi prettamente fantasy a realtà più futuristiche in una miscela ben studiata di antico e moderno, tanto affascinante quanto angosciante. Claustrofobia e agorafobia si alternano nel passare dagli stretti cunicoli di una grotta alle sale vastissime e ai lunghi corridoi.

Dopo un attimo di piccola delusione (subito superata) nel capire che i combattimenti e l’azione sarebbero stati soppiantati per lo più da ragionamenti ed enigmi da risolvere (e dopo essermi dovuta abituare allo spropositato uso del cervello, per me inusuale, per passare di stanza in stanza), ci si rende conto del fascino delle ambientazioni, della cura maniacale che c’è dietro lo sviluppo delle stanze e di quanto i puzzle mettano alla prova l’ingegno. Il risultato finale è un’avventura molto stimolante, capace anche di donare qualche brivido con pericoli piazzati qua e là durante il percorso.

Gli enigmi sono l’anima del gioco, calati perfettamente in ogni ambientazione. Si comincia con dei piccoli rebus da risolvere con l’utilizzo di fasci di luce, fino ad arrivare a puzzle davvero complessi, che mi hanno fatta ragionare e gironzolare a vuoto per ore senza la minima idea di come uscirne. Spremendovi le meningi in modalità centrifuga riuscirete comunque a far fronte a queste prove, anche se non sempre intuitive.

Ma passiamo alla questione più importante di tutte, l’elemento che più ha alimentato l’aspettativa nei giocatori: il controllo vocale.
Dopo ore e ore di gioco (che in teoria dovrebbero essere circa otto, ma che tra morti, cadute fatali, momenti di panico in cui ho dovuto riavviare all’ultimo checkpoint si sono dilatate parecchio), ho potuto constatare con piacere che gridare incantesimi e formule funziona ed è molto spassoso. Avevo inizialmente temuto molti più difetti nella correttezza di questo sistema, ma tutto sommato i comandi vocali si sono dimostrati abbastanza precisi durante le fasi di gioco meno concitate. I principali problemi sono sopraggiunti in occasione di attimi un pochino più movimentati, durante gli sporadici ma complessi scontri. Sarà forse l’agitazione che fa sparare formule magiche a caso, o il volume della colonna sonora che interferisce con la percezione della voce da parte del microfono (non me ne intendo di queste cose), sta di fatto che più volte mi sono trovata a fallire e ricominciare da capo una scena proprio per una falla nel sistema vocale. Paradossalmente il difetto che più scatena nervosismo e frustrazione, si rivela anche essere una fonte di risate.
Voi non avete idea di quanto la Significant Otter abbia sbroccato, strepitato e piagnucolato ogni volta che un incantesimo non andava come aveva previsto (sì, ci abbiamo giocato insieme a turno). Questo può essere abbastanza invalidante quando lo scontro si rivela esser decisivo per l’esito di tutto il gioco, ma posso assicurare che a conti fatti non diminuisce il fascino di questo prodotto Made in Italy.
Se poi non vi dispiace urlare formule magiche in una lingua arcana, o se non vi importa nulla di farvi sentire dal vicino di appartamento, allora In Verbis Virtus potrà regalarvi davvero tante gioie e qualche grattacapo divertente da superare (meglio se in compagnia).

 

Voto: 4 pescetti su 5

Consigliato a chi: vuole imparare una nuova lingua magica; sogna da anni di lanciare incantesimi; non ha paura del buio; vuole sentirsi potente.

Sconsigliato a chi: non ha la pazienza di sbagliare e ricominciare; non vuole perdere tempo con misteri ed enigmi; non ha il senso dell’orientamento; non vuole saperne di strane creature, piattaforme semoventi e teletrasporto.

An Otter Point of View

Appallottolata su se stessa, la lontra scruta il mondo con occhietti curiosi, offrendo il proprio giudizio personale (spesso non richiesto).
Batuffolo nevrotico, trova se stessa tra le pagine di un libro o di fronte a una buona serie tv. Inguaribile giocherellona (soprattutto con un controller), fangirl sfegatata di troppe cose e shipper compulsiva.

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