I primi ricordi che ho delle fiabe risalgono a quando avevo quattro anni. Mia madre mi lasciava da mia nonna come una specie di pacco bomba (ma un po’ meno pericoloso), avvolta nella mia coperta blu e con il sonno ancora aggrappato alle palpebre. Dopo un po’ di rosso d’uovo sbattuto (ai tempi in cui ancora ero ignara del significato di ipercalorico), se mi comportavo particolarmente bene mia nonna iniziava a raccontare. Lo faceva in modo stentato, come chi non è tanto abituato a leggere qualcosa ad alta voce, ma a me sembrava comunque la cosa più bella della giornata.
È grazie a quelle frasi un po’ zoppicanti e a quell’accento inconfondibilmente campagnolo che si è svolto il mio primo incontro cosciente con le fiabe.Non è facile quando si è piccoli capire il vero significato di uno specifico genere, ma ricordo che già in tenera età sapevo che le fiabe celavano un insegnamento importante. Se Cappuccetto Rosso finiva per essere pappata dal lupo, era per essersi azzardata a dargli retta nel folto del bosco. Se Biancaneve crollava addormentata dopo aver mangiato la mela di una vecchietta, era perché non si era ricordata di non accettare nulla dagli estranei (non per l’eccesso di anticrittogamici).
Insomma, a fine giornata dopo le fiabe di nonna io scoprivo sempre qualcosa di nuovo, una sorta di morale da riutilizzare qualche volta nella vita. Un esempio.
Le fiabe hanno il compito di raccontare storie solitamente antiche o tradizionali per insegnare qualcosa e hanno una sorta di morale come il genere favolistico. Proprio per questo gli studenti di tutto il mondo hanno sempre faticato a distinguere fiabe e e favola (non vi siete mai imbattuti in questa domanda?).
Non è questo il luogo per rispondere al quesito, basti dire che la fiaba è il terreno letterario in cui ha luogo l’evoluzione del personaggio principale, il passaggio quasi rituale da infanzia a età adulta e la messa in scena, in modo più o meno soprannaturale, di dinamiche esistenziali importanti che vengono in questo modo spiegate a tutti in modo molto semplice.
Si può parlare tanto di progresso ed evoluzione, ma proprio come le società antiche anche quella moderna è caratterizzata da paura e dubbio e ha lo stesso bisogno atavico di risposte. Gli individui hanno ancora bisogno di dare un senso alla morte, di trovare un significato a ciò che avviene e di trovare l’eroe in un mondo di gravi ingiustizie. Così, tra i moltissimi esempi di fiabe moderne, si distingue un prodotto recente, che ha fatto breccia nel cuore di bambini e adulti sfruttando un linguaggio semplice e “fiabe” dal grande significato morale e sociale. Sto parlando di Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli.
Avvertenze: Cerco sempre di evitare spoiler. Qualche allusione velata però la faccio.
Trama
Non c’è molto da dire sulla trama di questo libro. Si tratta semplicemente di un’antologia di storie dedicate alle donne che in tutto il mondo hanno lottato, faticato e a volte sono morte per portare avanti un sogno o un ideale. Donne che non solo hanno fatto la nostra storia, ma che in alcuni casi la stanno tutt’ora scrivendo, cambiando con le loro gesta un mondo sessista e tradizionalmente maschilista.
Recensione
Dopo aver sfogliato con interesse Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli, l’analogia con le raccolte di fiabe mi è subito sembrata evidente. Al posto di fate, maghi, orchi e oggetti incantati però, le storie riguardano sempre persone reali, eventi davvero accaduti e ambientazioni esistenti. I personaggi evolvono e compiono il passaggio dall’età infantile a una più consapevole età adulta (quasi in tutti i casi) e il lieto fine è sempre presente, non il classico “vissero per sempre felici e contenti”, bensì quel finale che mostra che qualcosa è mutato, che il senso dell’esistenza è stato trovato e che le gesta della protagonista hanno davvero contribuito ad avviare il meccanismo che può dare vita al cambiamento. L’analogia più evidente si ha per il fatto che con un linguaggio tanto semplice quanto affascinante, Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli mostra storie che possono rappresentare un esempio non solo per i principali fruitori, i bambini, ma per tutte le generazioni presenti e future, proprio come da secoli fanno le opere fiabesche.
In ordine alfabetico le autrici Francesca Cavallo ed Elena Favilli (che hanno inizialmente pubblicato in libro negli Stati Uniti grazie al supporto del pubblico e alla piattaforma di crowfunding Kickstarter e poi riproposto il prodotto in Italia con Mondadori) hanno presentato ai lettori una serie molto lunga di donne di carattere che fin da piccole hanno fatto di tutto per inseguire un sogno. Donne nate in Paesi diversi, di diversa etnia, diversa religione, diverso credo politico, ma accomunate dalla volontà di non farsi frenare dall’“essere donna”. Attiviste, sportive, giornaliste e scrittrici, politiche, poetesse, regine, guerriere, artiste e molto altro, tutte coraggiose e inarrestabili. Le loro brevi autobiografie, scritte in uno stile rapido ma accattivante, mostrano a bambini e genitori che è davvero possibile liberarsi di alcune catene e che è giusto (sacrosanto anzi) credere nelle proprie capacità e dimostrare anche un po’ di sana ribellione per essere se stessi in un mondo che a volte ancora non concede libertà personale.
Il messaggio veicolato da questa antologia è molto sentito al giorno d’oggi (in un’epoca in cui il sessismo dovrebbe già essere debellato) e raggiunge con successo il target che più di tutti ha bisogno di crescere senza farsi influenzare dai pregiudizi di genere: i bambini.
Raccogliendo cento o più brevi autobiografie di donne universalmente note o poco conosciute, il libro sfrutta una narrazione accattivante e interessante per raggiungere uno scopo estremamente importante, educare i piccoli a non fare differenze, o almeno a non farsi frenare da queste. Per i bambini è normale distinguere nettamente tra piccoli e grandi e tra maschio e femmina, ma la millenaria abitudine a catalogare le persone in base al genere può trasformarsi in vera e propria discriminazione, in bullismo, divieti, violenza. Non siamo ingenui, la realtà ci ha già dimostrato che simili eventi accadono tutti i giorni e quasi non ci meravigliamo più di sentire che una donna è stata uccisa perché voleva essere qualcosa che qualcuno non le lasciava essere o criticata per non aver rispettato il proprio ruolo, oppure un uomo picchiato per essersi dimostrato troppo sensibile o per aver preferito la danza al calcio. Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli non può cambiare le cose da un giorno all’altro con queste poche fiabe moderne, ma può certamente far sentire la propria voce per contribuire alla sensibilizzazione delle coscienze. Dev’essere poi preso come esempio da altri libri, film, fumetti, cartoni animati e tutto ciò che possa raggiungere un’enorme fetta di pubblico e istruirla al rispetto del prossimo e all’idea che ognuno ha il diritto di essere quello che desidera, di amare ciò che vuole, di provare entusiasmo e passione per qualunque cosa gli/le faccia battere il cuore.
Immagino non sia necessario dire che il libro ha ricevuto parecchie critiche e ha suscitato alcune polemiche, dato che succede a tutti i prodotti con un minimo di spessore. Alcune di queste critiche sono da me condivise e le spiegherò nel dettaglio fra poco (giuro di non essermi fatta influenzare da nessuno, anche se so di essere poco originale), ma non per questo il prodotto mi è parso poco valido.
Non mi sento di condividere con i detrattori del prodotto la polemica che riguarda la forma e la precisione storica delle diverse storie. Ad esse è stata infatti imputata un’eccessiva complessità stilistica, affiancata a una spiacevole banalizzazione delle vicende narrate.
Non ho nulla da dire nemmeno sulla forma. Quando ero piccola ho letto di peggio o mi è stato letto di peggio, ho avuto libri con frasi più complesse e dato che ero tutto fuorché un piccolo genio, ho sempre chiesto spiegazioni ai “grandi”, oppure ignorato la cosa, mentendo spudoratamente quando mi veniva chiesto “Hai capito, lontrina?”.
Non penso che questo libro nello specifico sia difficile da comprendere dai bambini di otto anni (età minima indicata sul retro di copertina). Non è grave se i piccoli non capiscono una frase. La loro curiosità li porterà a chiedere e a volersi informare sul vero significato di alcune cose e una volta imparata sarà solo conoscenza aggiunta al loro bagaglio culturale.
Per quanto riguarda le inesattezze storiche, confesso la mia ignoranza in materia e non posso smentire. Forse è vero che alcuni profili delle donne descritte avrebbero potuto essere trattati con meno superficialità e con una maggiore precisione storica, ma è pur vero che si tratta di un libro per bambini che ha il compito di illustrare la forza di alcune donne, giovanissime o adulte, nel seguire la loro strada nonostante tutte le difficoltà. Le storie devono essere lineari e dalla trama semplice, senza troppi dati, altrimenti ve lo dico io che sono uscita dall’infanzia solo poco tempo fa (ehm, certo come no): i bambini si annoiano a morte. Queste storie possono piuttosto rappresentare la prima rapida infarinatura che li incuriosisce e li spinge, in futuro, ad approfondire l’argomento.
Dunque anche su questo, io non ho trovato grandi pecche da parte delle autrici.
Una cosa però l’ho notata e sicuramente sembrerò banale a lamentarmi pure io di questo: e i bambini maschi? Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli è un titolo gigione (come direbbe Simona Ventura), ossia un po’ paraculo. Strizza l’occhio a un target ben specifico che non dovrebbe essere così ristretto se il suo scopo principale non fosse una mera tattica di sponsorizzazione.
Diffondere l’idea di un mondo senza sessismo e discriminazione è inutile se il libro che porta avanti questo tentativo sembra essere rivolto solo alle bambine. Esse devono conoscere la storia delle altre donne che hanno lottato per i propri ideali e per affermarsi in una realtà maschilista, ma lo stesso insegnamento dev’essere esteso ai maschietti. Non deve esistere un libro sull’inclusione che tramite un titolo corra il rischio di escludere. Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli ha il compito non certo facile di smuovere le coscienze, ma per farlo deve veicolare un messaggio universale, per tutti, maschi, femmine, bambini, adulti, cani… ah, no. Mi sono fatta prendere la mano.
Torniamo a noi. Questa piccola critica che ho mosso, unendomi alle voci di chi già ha voluto trovare il pelo nell’uovo, non è un modo per dire che non ho capito il progetto o che lo disprezzo. Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli è un gran bel libro e l’ho letto volentieri, apprezzando le sue numerose storie e la varietà delle biografie contenute. Ho imparato un sacco di cose, ho provato ammirazione, invidia, compassione, tristezza e speranza. Ho letto a bassa voce per me stessa, ho letto a voce alta per qualcuno di speciale. Ho letto e ho amato questo piccolo gioiellino dalle potenzialità incredibili e tutti dovrebbero farlo.
Voto: 4 pescetti su 5
Consigliato a chi: vuole assistere a qualche esempio storico di coraggio; cerca ispirazione e motivazione; desidera un libro che comunichi: “su su, anche tu ce la puoi fare, tigre!”; ha figli maschi e vuole istruirli alla parità, all’amore e all’accettazione.
Sconsigliato a chi: dice “ai maschi il blu, il calcio e le pistolette, alle femmine il rosa, la danza classica e le bambole”; crede ancora alla definizione di “sesso debole”; si fa spaventare dal titolo un po’ fuorviante; pensa che questa robaccia sulla parità di genere mandi in confusione i bambini (vatti a fare un giro, va’).
So di essere un po’ in ritardo rispetto agli altri, nel recensire questo libro, ma finalmente ci sono arrivata pure io. Voi che ne pensate di Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli? Vi è piaciuto, lo avete trovato scontato, siete critici nei suoi confronti? Avete delle fiabe dell’infanzia che vi sono rimaste nel cuore e hanno rappresentato per voi un esempio? Apriamoci al confronto e parliamone, se vi va! 🙂