Vi ho già parlato qui (aprite il link, su, non siate timidi) di quanto io abbia amato il romanzo NOS4A2 di Joe Hill, per le sue atmosfere profondamente inquietanti e per l’eccellente costruzione di personaggi positivi e negativi. L’utilizzo di due diversi tipi di villain (il galante e malvagio Charlie Manx e il distruttivo Bing) e la creazione di un’anti-eroina per contrastarli ha fatto sì che la storia fosse credibile anche nelle sue componenti soprannaturali e lo scontro tra Bene e Male mi ha tenuto incollata al mio reader per gran parte delle mie giornate.
La verità è che la voglia di leggere NOS4A2 non è nata dal nulla, non è scesa su di me come una sorta di illuminazione angelica. È stato Prime Video a stuzzicare la mia curiosità, proprio a causa della trasposizione seriale del romanzo. Sostenitori del “eh, ma bisogna prima leggere il libro”, calmatevi. So benissimo che nella maggior parte dei casi il libro è meglio di qualunque adattamento, ma sono totalmente in buona fede, o meglio, attribuisco all’ignoranza il mio agire.
Nonostante la sua fama non avevo mai sentito parlare di NOS4A2 e per questo ho affrontato la visione della serie tv con animo spensierato, senza farmi troppe domande. Solo durante la visione del pilot e quando ho deciso di informarmi di più sul prodotto ho scoperto che alla base della serie tv c’era il romanzo horror del figlio di Stephen King.
Impegnata com’ero in altre letture, ho deciso di terminare la visione e di gettarmi poi a capofitto sul romanzo. La serie mi è abbastanza piaciuta, soprattutto per le tematiche interessanti che ha saputo creare, ma mai quando il romanzo, che ha ammantato la gioiosa festa del Natale con una patita di puro orrore.
Trama
Se avete letto la recensione già sapete di cosa parla la serie, ma per completezza e per qualche piccola modifica nell’adattamento, eccola qui: Vic McQueen (nel romanzo bambina, qui già adolescente) è una ragazza cresciuta in una famiglia problematica e che scopre di possedere un incredibile potere. Può viaggiare a bordo della sua moto per attraversare un ponte immaginario e trovare così sempre ciò che sta cercando. Durante uno dei suoi bizzarri viaggi viene a conoscenza dell’esistenza di un altro essere dalle capacità straordinarie, un uomo di nome Charlie Manx che rapisce i bambini per portarli a Christmasland, assorbendone però l’anima per ringiovanire. Sta a Victoria e ai suoi poteri, fermare il mostro prima che sia troppo tardi.
Recensione
Sono molte le differenze, piccole o grandi tra il romanzo e la serie tv, tra cui anche il fatto che dell’intera vicenda di Vic si sceglie di raccontare solo una minima parte, mentre nel romanzo la storia segue un arco di vita che va dall’infanzia all’età adulta.
Ciò che più spicca però, come elemento di discordanza tra i due prodotti, è il livello di angoscia che essi provocano nel lettore/spettatore. Mentre il romanzo dimostra una capacità eccellente di tenere lo spettatore incollato alle pagine e di sconvolgere con dettagli macabri e personaggi agghiaccianti, la serie tv affianca alla stessa curiosità anche dei toni edulcorati rispetto al libro di Hill. Sebbene la scrittura alla base della serie non sia affatto scadente e i personaggi risultino interessanti, manca di un certo non-so-che per definirsi degna gemella del romanzo.
Questo elemento chiave frutto dell’ispirazione di Joe Hill, non riesce a emergere doverosamente nemmeno alla presenza di Zachary Quinto nei panni di Charlie Manx. Non sono una grande fan di Quinto, non nel senso che non mi piace come attore, ma che di lui non ho visto molto. Lo ricordo però con piacere in American Horror Story – Asylum. Lì mi ha messo davvero i brividi, poiché ha saputo dare vita a un personaggio particolare e agghiacciante. In NOS4A2 Quinto compie un buon lavoro, ma l’ho percepito un po’ sotto tono rispetto alle sue grandi capacità. Il Charlie Manx che ho visto è stato diverso da quello di cui ho letto le gesta, comunque inquietante, ma un po’ troppo trattenuto rispetto al dovuto, tanto che il Manx della serie appare più come un uomo affascinante e un po’ inquietante, piuttosto che un mostro spaventoso.
Detto ciò, non posso affermare che la serie non mi sia piaciuta e ritengo che gli elementi sulle quali il prodotto si è concentrato risultino comunque molto validi ai fini della trama. Uno di questi è la componente drammatica, all’interno della quale si muovono i personaggi. Le storie di gran parte di essi sono accomunate da un’infanzia difficile, da famiglie distruttive, traumi e legami tossici e la serie ha il merito di saper esplorare con cura questo genere di tematiche, mostrandoci una protagonista umana e fragile, ma anche capace di una grinta pazzesca. Ashleigh Cummings ha fatto un lavoro eccellente nel presentarci una Vic McQueen instabile, ma capace di grande coraggio.
Eccellente anche Ólafur Darri Ólafsson, che nei panni di Bing riesce ad esprimere molto bene tutte le terribili conseguenze della sua personalità fortemente disturbata. Gran parte del ghiaccio nelle vene me lo ha provocato lui! Apprezzabile, e di sicuro più presente rispetto al romanzo, anche la youtuber Jahkara Smith (Sailor J) nelle vesti di una simpatica, stramba e dolce Maggie.
In poche parole NOS4A2 risulta essere un progetto abbastanza ben riuscito di trasposizione del romanzo di Joe Hill, dato che ne sfrutta a dovere le inquietanti atmosfere natalizie, la presenza di bambini-mostri (quelli fanno sempre paura, una garanzia proprio) e l’ottima crescita psicologica della protagonista, ma al tempo stesso ha perso un po’ di vista l’elemento più importante dell’opera: il terrore.
Rappresentando però con sensibilità e accuratezza i disagi di una ragazza cresciuta in una famiglia disfunzionale, e riuscendo comunque a inquietarmi e appassionarmi verso le battute finali, la serie risulta una piacevole visione, che mi sento di consigliare a chi non pretende una qualità eccelsa.
Voto: 3 pescetti su 5
Consigliato a chi: adora Zachary Quinto in tutte le salse; vuole sapere cos’è il fumo di zenzero; si domanda come si giochi a “forbicine assassine”.
Sconsigliato a chi: pretende un rifacimento fedele del romanzo; crede che un romanzo horror sul Natale sia ridicolo; non vuole sentir parlare di problemi familiari.