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Russian Doll: un loop temporale che non passa mai di moda

Sembra essere di moda iniziare un testo citando una definizione da dizionario. Dunque ecco qui: per “loop temporale” o “anello temporale” si intende la ripetizione continua di un istante o di una giornata, in un ciclo che sembra essere infinito. Per gli scienziati questo rappresenta solo uno dei volti della teoria della relatività, mentre agli amanti del cinema e della tv questo fa certamente venire in mente Bill Murray nell’indimenticabile Ricomincio da capo.

Nel film il personaggio di Murray è costretto a vivere e rivivere sempre la stessa giornata in un loop infinito.
Prendiamo questo espediente narrativo già sfruttato per molti altri prodotti, uniamoci la simpatia un po’ rude di Natasha Lyonne ed ecco che otterremmo Russian Doll, una serie tv tutta da gustare e che dona al tema dell’anello narrativo un tocco di irriverenza.

Avvertenze: Cerco sempre di evitare spoiler. Qualche allusione velata però la faccio.

Trama

Nadia Vulvokov (un nome che non può non strappare già un sorriso) è una donna che svolge una vita sregolata, poco fiduciosa nei confronti del futuro e ben poco preoccupata per la propria salute. Una sera, per la precisione dopo la sua festa di compleanno, viene investita da un’auto in corsa e muore. Si risveglia nel bagno della sua migliore amica, di nuovo nel bel mezzo della festa. Nadia, sconvolta dall’accaduto e ben decisa a capire cosa cavolo è successo, comincia indagare sul fenomeno, solo per andare incontro ad altre morti e ad altri fastidiosi loop temporali.

Recensione

Ormai è sempre più difficile narrare qualcosa che non sia già stato narrato, ma andarsele proprio a cercare con la ripresa di un tema ormai trito e ritrito sembra un po’ rischioso. La cosa incredibile è che con tutti i film e le puntate speciali che hanno incentrato sulla questione del loop temporale, quest’ultimo ancora non è andato in fallimento. Anzi, solo nel 2017 il film Auguri per la tua morte lo ha ripreso in chiave horror, riscuotendo se non proprio volti altissimi almeno qualche consenso, dimostrando che è ancora possibile riutilizzare vecchi stilemi.
Russian Doll ha corso un rischio enorme nel riproporre il topos della giornata che si ripete, ma è stata anche in grado di rinnovare il genere con pochi dettagli e soprattutto con l’interpretazione magistrale di Natasha Lyonne. Con la sua parlata strascicata (che il doppiaggio italiano fortunatamente rispetta) e le sue movenze bizzarre, Natasha Lyonne sembra essere perfetta per rappresentare un personaggio dai molti tratti negativi, dall’atteggiamento sdegnoso e una vita che piano piano va sempre più a rotoli. Tra droga, relazioni disfunzionali e l’incapacità cronica di legare con le persone in modo normale, Nadia Vulvokov non ci appare come un personaggio simpatico in sé, ma come una protagonista incredibilmente imperfetta, che funziona e conquista pur senza avere un carattere roseo. È però intelligente e sveglia, tratto che la porta a voler indagare a fondo sul loop nel quale rimane invischiata. La responsabilità che Nadia si prende nel voler risolvere la situazione a tutti i costi è un piccolo elemento di novità. I protagonisti degli anelli temporali, una volta riconosciuta l’esistenza della giornata che si ripete, sfruttano solitamente l’evento a loro vantaggio per vincere alla lotteria, combinare casini restando impuniti ed evitare gli errori già compiuti, ma ci impiegano un po’ a comprendere che il ciclo nasconde un messaggio edificante e che dovrebbe essere risolto in qualche modo. Nadia ha una reazione molto più realistica, umana e comprensibile ogni volta che si risveglia in bagno (sulle note onnipresenti dell’orecchiabile Gotta Get Up di Harry Nilsson), che è di sorpresa, frustrazione, ma mai vera rassegnazione. La disperata ricerca della verità sul problema del loop la porta praticamente ovunque, a vagliare ipotesi assurde, tra soprannaturale e fantascienza.

Natasha Lyonne (assieme a una regia tutta al femminile composta dalla stessa Lyonne, la divertente Amy Poehler e Leslye Headland) è il vero elemento di originalità in una serie che sembra avesse poco da dire. È lei che spinge il personaggio al massimo, ad atteggiamenti di enorme cinismo e istanti totalmente opposti, di tenerezza per il proprio gatto, per un senzatetto, per le amiche…il tutto con uno stile recitativo ruvido, quasi costantemente “ubriaco”, tipico della Lyonne. È proprio lei l’elemento comico della serie, ma quest’ultima non si riduce mai al solo genere comedy. Gli elementi e gli istanti drammatici in scena sono moltissimi, si parla pur sempre di una situazione complessa e di vite disastrate, ma l’ironia dell’anti-eroina conferisce un tono più leggero al tutto, pur senza intaccarne lo spessore emotivo.
Nonostante gli strenui tentativi, il destino di Nadia sembra però segnato e morte dopo morte la ritroviamo in quel bagno, nella stessa situazione, tanto che si comincia a provare un filino di noia nel vedere in quanti modi questo personaggio riesce a porre stupidamente fine alla propria vita. Insomma, chi riuscirebbe a morire per tre o quattro volte sempre cadendo dalle stesse scale?

È proprio a questo punto, quando la situazione comincia a sembrare troppo uguale a se stessa e a farci perdere un po’ di fascinazione per una vicenda apparentemente fossilizzata, che Russian Doll riesce con maestria a sorprenderci, includendo inaspettatamente un elemento nuovo, uno stimolo a donare altra attenzione alla serie. Questo elemento è Alan. L’inserimento di un nuovo personaggio, anch’esso tediato dallo stesso dilemma di Nadia, è un’ottima trovata e ci permette di guardare la situazione da un diverso punto di vista, quello dell’ossessivo-compulsivo Alan (Charlie Barnett), nonché di sperimentare un’improbabile e divertente collaborazione tra lui e Nadia.
Mentre nella gran parte dei prodotti legati all’anello temporale il protagonista se la vede un po’ da solo, in Russian Doll l’unione delle esperienze di due diversi personaggi è fondamentale per dare una svolta alla vicenda e per renderla interessante, nuova rispetto al solito. Alan e Nadia entrano più volte in contrasto, ossessionato dal controllo il primo, disordinata e lavativa la seconda. Non c’è modo che i due trovino davvero un accordo, ma l’occasione di contatto che giunge dall’esperienza condivisa del loop permette loro di unire le forze e di movimentare la serie.
Non importa quante volte vedremo le stesse scene e gli stessi drammi, Russian Doll dimostra di essere perfettamente in grado di far fronte alla noia con scelte originali rispetto a molti altri prodotti e di saper stimolare lo spettatore con un caso da risolvere che affonda, con toni a tratti commoventi, nel passato e nelle problematiche interiori dei protagonisti.

Insomma, una serie tv che consiglio caldamente e che credo si possa facilmente gustare tutta in un’avvincente maratona.

 

Voto: 4 pescetti su 5

Consigliato a chi: ama il tema del loop temporale; appezza le interpretazioni burbere di Natasha Lyonne, apprezza una regia fresca e incalzante; vuole vedere in quali assurdi modi può morire una persona.

Sconsigliato a chi: si annoia troppo a vedere per due volte la stessa cosa; non vuole scoprire che fine ha fatto Oatmeal; vuole una protagonista elegante e raffinata; cerca la risata facile e senza pensieri.

 

 

An Otter Point of View

Appallottolata su se stessa, la lontra scruta il mondo con occhietti curiosi, offrendo il proprio giudizio personale (spesso non richiesto).
Batuffolo nevrotico, trova se stessa tra le pagine di un libro o di fronte a una buona serie tv. Inguaribile giocherellona (soprattutto con un controller), fangirl sfegatata di troppe cose e shipper compulsiva.

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