Serie Tv

You: quando l’amore è manipolazione, controllo e brama di possesso

Ne stanno parlando praticamente tutti sui social e suoi blog dedicati alle serie tv. Lungi da me il tentativo disperato di seguire le mode, ma tutto questo trambusto relativo a You, serie televisiva uscita su Netflix nel dicembre 2018, mi ha messo addosso una certa curiosità. La media delle recensioni non è proprio brillante e l’opinione comune trasmette all’incirca la stessa idea che You sia un prodotto di scarso interesse, realizzato in modo mediocre e un po’ immaturo.
La visione che ne ho fatto io ha sottolineato qualcos’altro. Tra gli evidenti difetti, dovuti più ad alcune scene decisamente irrealistiche e a un finale che non convince proprio del tutto, devo dire che fin dalla prima puntata You ha saputo fare qualcosa di cui non lo credevo capace, soprattutto con me che amo il trash solo quando è il momento di demolirlo senza pietà. In poche parole mi ha intrattenuta. Ha saputo suscitare il mio interesse episodio dopo episodio (sono in tutto 10 puntate da meno di 50 minuti l’una, quindi non è una serie pesante), ha solleticato la mia attenzione e mi ha donato in modo del tutto inaspettato qualche interessante momento di tensione.
Insomma, al di là di quelle cose che palesemente non hanno funzionato e che lo mantengono un prodotto piuttosto umile, devo dire di non esserne stata delusa. Al contrario, la sfilza di commenti negativi e di lamentele da parte di alcuni spettatori mi avevano preparata a un disastro che alla fine non si è manifestato.

Trama

Joe Goldberg è un librario dall’indole tranquilla e dal fascino intellettuale che un giorno come tanti rimane ammaliato da una ragazza entrata nella sua libreria, la studentessa e aspirante poetessa Beck. Joe riesce ad avvicinarsi a lei sfruttando il suo bel faccino e i suoi modi da bravo ragazzo, e tra i due nasce un’amicizia che sfocia inevitabilmente nell’attrazione. Per una ragazza come Beck, che frequenta sempre gli uomini sbagliati, Joe rappresenta la certezza che è possibile frequentare una persona con cui sentirsi al sicuro, un uomo che può essere anche amico, confidente e stimolo mentale. La verità però è molto diversa: Joe nasconde un segreto terribile, un’ossessione per Beck che lo porta a spiarla in tutti i modi possibili, a violare la sua privacy personale e informatica e a compiere gesti estremi per averla.

Recensione

Per dovere di cronaca mi trovo subito a dover fare una precisazione. Questa prima stagione di You è tratta dall’omonimo romanzo di Caroline Kepnes, che io non ho mai letto e non conoscevo prima di cercare un po’ di informazioni sulla serie. Le mie opinioni si basano dunque solo sulla serie tv e non potrò sapere se si tratta di una trasposizione fedele oppure no. Alcuni dei punti che ritengo negativi credo di averli perdonati proprio pensando che potrebbero dipendere dai romanzi.

You riesce a catturare fin da subito l’attenzione dello spettatore grazie a uno stratagemma che già funzionava ai tempi di Dexter, ossia la voce fuori campo, l’intromissione costante dei pensieri del protagonista nelle scene. Joe commenta ogni cosa, fa ipotesi, si apposta sotto casa di Beck, la segue da lontano e parla, parla, parla un casino, come se si rivolgesse alla ragazza. Questa chiacchiera che si ritrova mi sembra già una prova del suo comportamento ossessivo, ma contribuisce anche a farci conoscere meglio il protagonista e a conquistare il nostro interesse. Entrare nella mente di Joe significa saltellare qua e là da un convinzione all’altra, dapprima apprezzando il suo spirito critico e la spiccata capacità di analisi di persone e situazioni. Ma capiamo ben presto che abbiamo a che fare con un individuo disturbato.
Ammettiamolo, abbiamo tutti un qualche tipo di ossessione soprattutto in amore e specialmente negli ultimi anni, durante i quali la privacy è diventata un concetto sempre più debole e lo sviluppo dei Social Network spiattella davanti agli occhi del mondo il nostro privato. Ci innamoriamo, ci sentiamo minacciati da un eventuale rivale, ci spaventiamo di fronte al disinteresse della nostra cotta e spesso passiamo troppo tempo a sfogliare la galleria della sue foto su Facebook. Per questo ci troviamo subito a empatizzare con Joe, perché lui è scritto per suscitare questo genere di sentimenti da parte nostra. Tuttavia, man mano che i suoi comportamenti nei confronti di Beck e di tutto ciò che per lui rappresenta un ostacolo alla sua conquista, la nostra comprensione si trasforma in allarme. E questo passaggio avviene quasi per tutta le serie, perché anche quando abbiamo capito che Joe non è un innamorato normale, ci sono alcuni elementi per cui ancora ci sembra umano.
Trovo che questo sia un notevole punto di forza della serie, il fatto che non viene mai dato per scontato che Joe è buono o cattivo, ma viene mostrato con dei sentimenti ancora in parte comprensibili, anche grazie a degli atteggiamenti che potrei definire addirittura nobili. La storia di ossessione che si sviluppa tra lui e Beck non è infatti l’unico modo che abbiamo di conoscere Joe. La sua amicizia con il piccolo Paco, il suo vicino di casa appassionato di lettura e costantemente traumatizzato dalle pesanti liti tra i suoi genitori, è probabilmente l’elemento che dona più dolcezza all’intera serie tv e che tira fuori la componente eroica e protettiva di Joe. Questo però non è mai un pretesto per dimenticare le scelte compiute dal ragazzo, assolutamente condannabili.

A donare spessore al personaggio di Joe è soprattutto l’interpretazione particolarmente espressiva e per me molto valida di Penn Badgley. Prima di iniziare You non gli davo tanta fiducia, forse perché l’idea che avevo di lui era ancora strettamente legata alla sua recitazione in Gossip Girl (che non mi è mai piaciuto). Si è rivelato invece perfetto per interpretare una figura sfaccettata e ambigua come Joe, bravo ragazzo e al tempo stesso mente folle. Badgley ha saputo sfruttare al meglio il proprio faccino da cucciolo indifeso, smentendo innumerevoli volte questa sua indole pacifica con occhiate allucinate e sguardi da maniaco ossessivo. È stato però in grado anche di smorzare la pesantezza della propria follia con atteggiamenti addirittura maldestri. Sebbene molte scene di goffaggine da parte di Joe abbiano diminuito a conti fatti il realismo della storia (perché viene spesso da chiedersi come tutte le tracce che ‘sto ragazzo ha lasciato in giro non abbiano portato la polizia dritta dritta da lui con un mandato d’arresto), al tempo stesso risulta più credibile come personaggio e ci trasmette anche una sorta di divertimento un po’ nero. Joe fa errori, anche piuttosto grossolani, agisce quasi sempre a mente lucida e con premeditazione, ma di tanto in tanto si fa cogliere da pessime idee che lo mettono sempre più nei guai. È un criminale imperfetto e per questo funziona a livello di narrazione.

Al fianco di Penn Badgley troviamo Elizabeth Lial (che io conoscevo solo come Anna di Once Upon a Time) nei panni di uno dei personaggi più odiosi degli ultimi anni. Non attribuisco il mio astio nei confronti di Beck né all’autrice del romanzo, né ai creatori della serie tv. È un personaggio che ho detestato dall’inizio alla fine e tuttavia anche lei funziona proprio perché la sua negatività è l’elemento che permette ai lati più “buoni” di Joe di emergere. O meglio, scatenano le manie ossessive del ragazzo, questo è vero, ma lo mettono anche in buona luce rispetto a lei, che si comporta sempre nel modo sbagliato, compiendo scelte tossiche, lagnandosi di tutto, fingendo di essere una scrittrice profonda, quando invece non fa che mostrare frivolezza, ingenuità e scarso interesse per il prossimo in ogni scena. Il suo ruolo è traballante, ma fisso, perché pur mantenendosi sempre la vittima di questo amore ossessivo, si comporta anche da carnefice, mentendo, ferendo, tradendo e manipolando.
Decente, ma non eccelso, il ruolo di Peach (interpretata dalla Shay Mitchell di Pretty Little Liars) che ha il compito di donare complessità alla vicenda rappresentando un grosso ostatolo sulla strada di Joe (e riuscendoci), ma risultando anche un pochino affettata in tutta la sua elegante freddezza.

Tirando le somme della mia esperienza con You, devo dire di essere contenta del fatto che i principali difetti di questa serie tv non siano quelli che mi aspettavo e che non riguardino affatto il modo di narrare una vicenda simile.
You non è altro che una storia di stalking, ora più che mai tristemente attuale e molto delicata da trattare. Gli errori in cui la serie avrebbe potuto cadere erano davvero tanti e io li aspettavo pronta a demolire il prodotto con severità. In realtà la storia di ossessione sviluppata da Joe nei confronti di Beck, sebbene non sempre realistica in alcuni passaggi, mi è parsa credibile e affrontata in modo da non creare ciò che temevo si sarebbe creato, ossia una romaticizzazione dello stalking.
Con questo non voglio dire che You non contiene romanticismo, lo contiene eccome, tanto che anche lo spettatore in certi momenti è portato a dire “awww, ma che carini”.
Tutto questo credo sia voluto, per farci perdere di vista ciò che si cela realmente nella testolina di Joe, che è senz’altro una mente disturbata, una mente malata, ma che non può mai essere giustificata. Al massimo si può cercare di comprenderla dal punto di vista medico e psicologico.
Il rischio invece di chiudere il tutto facendoci capire che “tutto sommato è tenero, tutto sommato non è davvero cattivo e tutto sommato è solo innamorato” era altissimo e avrebbe rappresentato un enorme problema, un modo di condonare un atteggiamento tossico e di veicolare un messaggio sbagliato per tutte quelle persone che pensano che anche le forme più preoccupanti di possessività siano un segno d’amore. Il pericolo è stato fortunatamente scongiurato. You è una storia di stalking che si mantiene tale fino alla fine e viene esplorata sia con la ricerca della tensione tipica di un thriller, sia con la delicatezza di chi vuole comunque trattare di esseri umani.

Per questo motivo la promuovo, sempre che non venga meno in futuro (la seconda stagione è già confermata e in arrivo nel corso del 2019) l’intento di mostrare Joe per quello che è: un criminale.

 

Voto: 3,5 pescetti su 5

Consigliato a chi: vuole dare fiducia a un prodotto sottovalutato; cerca un misto di tensione, dramma e tenerezza; rimane incantato dalle librerie vecchio stile.

Sconsigliato a chi: non vuole più sentire le voci fuori campo; cerca un criminale infallibile; vuole una protagonista buonina, dolce e adorabile.

An Otter Point of View

Appallottolata su se stessa, la lontra scruta il mondo con occhietti curiosi, offrendo il proprio giudizio personale (spesso non richiesto).
Batuffolo nevrotico, trova se stessa tra le pagine di un libro o di fronte a una buona serie tv. Inguaribile giocherellona (soprattutto con un controller), fangirl sfegatata di troppe cose e shipper compulsiva.

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